Alimenta
i Lampascioni
Lampascione:Muscaricomosum,
 famiglia delle Liliacee
Il Lampascione è un'umile pianticella che fiorisce sulle Murge 
e che conosce grande notorietà a livello locale in campo gastronomico 
perché considerata una leccornia, mentre invece nel resto della penisola
 risulta tanto sconosciuta da non avere neppure un nome popolare che serva
 ad indicarla.(Lampascione è infatti il termine dialettale pugliese)
 Eppure pare che anche in Toscana ed in altre regioni questa pianta
 selvatica cresca, passa inosservata ai golosi. 
Lontano parente dell'aglio, al quale è legato dall'appartenenza 
alla stessa famiglia (anche l'aglio è una liliacea) somiglia nell'aspetto 
più alle cipolle,in quanto è strutturato in tuniche sovrapposte e compatte, 
che assumono nel bulbo la forma grosso modo di una piccola trottola.
 I cercatori stanno bene attenti a non danneggiarla nell'estrazione,
 spazzolandola poi dal terreno che aderisce a causa della sua superficie
 leggermente vischiosa. Un lavoro indubbiamente duro, che richiede occhi,
 gambe e schiena buoni e che giustifica con la sua difficoltà il 
prezzo sostenuto del prodotto sul mercato.
 
Ma le difficoltà, per chi volesse gustare questi squisiti frutti della
 terra, non sono certo finite. I lampascioni vanno pelati, 
lavati più volte finche non si saranno liberati completamente della 
patina bruna di terra che li riveste, quindi vanno tenuti a bagno a spurgare per 
perdere l'amaro. Solo dopo, sano pronti per gli usi di cucina.
Lessati,  e conditi con olio e pepe, è il modo più semplice  per gustarli, 
mentre l'uso dei contadini delle Murge vuole che, così come vengono 
raccolti, siano messi a cuocere sotto la cenere. 
Solo una volta cotti, vanno privati della parte più esterna e 
conditi con olio, aceto e sale. 
Gli intenditori sostengono che in questo modo i lampascioni conservano 
tutto il loro sapore, e che quindi siano da preferirsi, 
ma in realtà sono altrettanto gustosi cotti al forno con patate 
ed agnello, all'uso di Conversano, o sotto forma di frittata con l'uovo.
Nel Salento, poi, si usa friggerli uno ad uno, facendo allargare 
nell'olio bollente i vari strati che li compongono, 
cosicché assumono l'aspetto di rose dischiuse.
