Messico 2004
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1° giorno - 24 febbraio Alessandria - Mexico City
Partenza da alessandria con A26 fino a Malpensa
parcheggio Malpensa 16gg 66 Euro
oppure
Golden parking16 gg 56 Euro
imbarco su KLM volo n KL1618 per Amsterdam ore 6,30
arrivo ore 8,35 ed imbarco alle 14,05 su volo KLM KL685.
Arrivo aereoporto Mexico City ore 18,55
Dopo aver ritirato i bagagli e prima di uscire ricordarsi di:
Diario
Ore:2,00 - Due fari nel buio; sono il cantoniere ed il Merlaccio che passano a prelevare
il dottore nelle innevate colline ovadesi. Malpensa ci aspetta e noi partiamo con un po
di anticipo. lasciamo la macchina nel parcheggio Sommese pagando in anticipo 58 Euro
per 16 notti con ricevuta.Fa un freddo cane e noi siamo vestiti leggerini. Con il
furgone arriviamo nell'aereoporto ancora deserto; c'è solo lo zio di Bin Laden che
passeggia indisturbato e qualche turista giapponese disperso. Siamo tra i primi ad
effettuare il check-in: con il biglietto elettronico basta presentare il passaporto
e viene consegnata la carta d'imbarco. Saliamo e come al solito abbiamo il posto dei misci
con vista sull'ala sinistra. L'aereo è semivuoto (alle 6,30 partono solo
i masochisti) è cosi ci spostiamo a nostro piacere godendodi una bella vista delle alpi
che vale il prezzo del biglietto. In orario arriviamo ad Amsterdam: Skipool è un
aereoporto esagerato, pieno di negozi, bar e ristoranti. Il Canto che ha avuto un improvviso calo
della vista si compera un bellissimo paio di occhiali da lettura a soli 8,20 Euro.
Pranziamo nell'isola del sandwich al piano superiore e quindi gironzoliamo per negozi
carissimi dopo di che aspettiamo l'imbarco su poltrone comodissime. Saliamo per primi
e indovinate dove ci sistemano?.... sull'ala sinistra come al solito. L'aereo è
un Airbus 747/426 con 426 posti su due piani. Il viaggio è interminabile, ma il
servizio è ottimo: si mangia e si beve di continuo senza limitazione per gli alcolici.
Arriviamo alle 19,00 a Città del Messico ora locale: in Italia sono le due. Il disbrigo
delle formalità doganali è semplice e veloce; dopo l'immigrazione che appone un timbro su
fogli già compilati sull'aereo si ritirano i bagagli e alla dogana si viene invitati
a premere un pulsante: col verde si passa con il rosso perquisizione accurata.
Scansato il rosso per un pelo cambiamo un po di US$ al tasso di 10,91, buono e
spendiamo i primi 240 Pesos per il biglietto del Taxi piu grosso e più caro di
tutto l'aereoporto, quasi largo come la moto del Canto in vacanza. Alle 19,30
siamo già nell'Hotel Catedral situato proprio dietro la Cattedrale metropolitana.
Siamo cotti e ci ritiriamo nella nostra stanzetta con vista cupola col primo pensiero
di andare a nanna, ma dopo una bella doccia ci ripensiamo ed andiamo nel ristorante
dell'hotel dove abbiamo il primo positivo impatto con il servizio e la cucina messicana.
Alle 22 siamo già nel mondo dei sogni.
2° giorno - 25 febbraio Mexico City
Giri corti per riprendersi dal Jet lag
in città ci sono parecchie cose da vedere:
Diario
Alle 6,00 siamo già svegli ed alle 8,00 già in strada: non c'è nessuno in giro.Visitiamo
con calma la cattedrale vecchia e quella nuova ed il Palacio National dove si entra previo
il controllo dei documenti: all'interno ci sono bellissimi murales tra cui ne spicca uno
enorme sulla scalinata, di Diego Rivera. Tutto il corridoio superiore del patio ne è
ornato e si conclude il giro con la visita della camera del Parlamento, piccolo ma
bello. Tutto questo a stomaco vuoto (mai successo a memoria di dottore). Affamati
gironzoliamo per le vie Madero e 5 Mayo e finalmente troviamo la Casa de los Azulejos
posto bellissimo anche perché all'interno c'è un famoso Sanborn's dove fare colazione.
Più che colazione la giriamo in un pranzo senza bevande alcoliche. Non insensibili al
richiamo della cultura entriamo di filato nel palazzo Bellas Artes che per l'occasione
ha anche l'entrata a pagamento: c'è infatti la grande esposizione di tutte le opere del
famosissimo pittore Alberto Gironella, il preferito del Cantoniere di cui vediamo anche
l'urna con le ceneri. Su insistenza del Canto rimaniamo parecchie ore. Facciamo due passi
nell'Alameda, il parco vicino e qiundi rientriamo in albergo per un riposino. Usciamo
belli freschi e cercando una scorciatoia per lo Zocalo finiamo nel mercato più affollato
del mondo dove banchetti, strilloni, autobus, bambini, donne,
mendicanti e borseggiatori si mescolano formando un caos infernale. La regola principale
è la contraffazzione. Vendono film in DVD che devono ancora uscire sul mercato. Giunti
finalmente allo zocalo entriamo nel Metro dove il biglietto costa 2 pesos: la stessa
tariffa dei cessi pubblici! Da racconti ci aspettavamo l'inferno ed invece è un posto
tranquillo e pulito. Cercando di andare a Coyocan imbocchiamo la direzione opposta fino
ad Indios Vertes, posto spessissimo, dove non si riesce a riprendere il metro nella
direzione opposta. L'aggiustiamo prendendo un Taxi fino alla Basilica di Guadalupe che
è nelle vicinanze. C'è un gran piazzale con diverse chiese che hanno una pendenza
incredibile, altro che torre di Pisa! Ascoltiamo qualche minuto di messa per riposarci
ed osserviamo anche fedeli che attraversano tutto il piazzale in ginocchio. Quasi tutti
anche in città hanno una croce sulla fronte e finalmente scopriamo il perchè: oggi è il
mercoledì delle ceneri. Comperiamo qualche santino e dopo un pezzetto di metro raggiugiamo
Plaza Garibaldi a piedi. Ad un incrocio invece di nostri venditori di fazzoletti ed
accendini vediamo una novità: gli intrattenitori, c'è infatti un ragazzo fachiro che
si sdraia in mezzo alla strada su dei vetri rotti. Siamo verso sera, la piazza non è
ancora affollatissima ma iniziano ad arrivare i Mariachi con i loro strumenti.
Ci sediamo alla Pulcheria La Ortensia dove beviamo il rarissimo Pulque e qualche birretta.
A richiesta ci facciamo suonare dai Mariachi una canzone: Cielito Lindo a soli 40 Pesos.
Con un Taxi finiamo nella zona Rosa dove ceniamo in un Sanborn's. A casa con taxi a
tariffa notturna e quindi carissima con doccia fuori tempo massimo.
3° giorno - 26 febbraio - Mexico City -
Diario
Al mattino ci svegliamo come al solito di buona ora, i negozi sono ancora chiusi
e le bancarelle sembrano scomparse (i messicani se la prendono con comodo) Prima
di ogni cosa andiamo in calle Isabela la Catolica 83 per acquistare i biglietti per
Oaxaca per l'indomani ed aver così i posti migliori.(680 pesos in tre) Con il metro
andiamo al terminal del Norte per il bus che ci porta a Teotihuacan. La scelta è ampia,
prendiamo il primo ed il tragitto è breve attraversando la immensa periferia di Mexico City.
Alla fermata Piramides c'è subito il chiosco per la vendita dei boletos, quindi un breve
tragitto fino al all'edificio dell'ingresso con annesso museo dove siamo abbordati dai
primi venditori. Appena entriamo nell'area archeologica tutti ci cercano per venderci
qualcosa. Il sole è a picco. il Canto ed il Dott che hanno già perso per strada parecchi
capelli si travestono da muratori mettendosi in testa un bel "mandillo". La scenografia
è imponente ed il sito enorme. Prima di addentrarci nello spesso pensiamo bene di goderci
due belle birrette al fresco di un bar. Ed ora eccoci all'impresa della giornata: l'ascesa
alla piramide del sole che è la terza in ordine di altezza nel mondo: le scale sono
ripidissime e dopo un lungo battibaleno siamo sulla vetta sudati marci ed esposti
ad un pernicioso venticello. Una meraviglia! Si ritorna in basso e comperiamo due
statuette facendoci pelare da un venditore simpatico( al termine del giro ci sono bancarelle
dove si possono comperare le stesse cose senza alcun assillo). Ritorniamo al terminal
norte con lo stesso autobus. Arriviamo in albergo e dopo una rinfrescata andiamo a cena al caffè
Tacuba, locale tipico dove il Dott assaggia il Pozole, un minestrone messicano. La cena è allietata da un gruppo
di musicisti che intonano struggenti melodie, il tutto termina con conto salato e mancia obbligatoria.
4° giorno - 27 febbraio - Oaxaca -
Si parte per Oaxaca o con il Bus dal central Tapo o in Aereo
se possibile prenotare prima
Arrivati in città possibilità di sosta a
Diario
Con un maggiolino preso al volo in una città deserta arriviamo al Central Tapo dove ci attende
il bus dell'ADO per Oaxaca. La periferia di Mexico City si allontana e in lontananza ci accompagna
la sagoma innevata del vulcano Pocapetl. Siamo diretti verso Puebla città industriale con la fabbrica della Volkswagen
, l'autostrada è bella e con un buon asfalto. Dopo Puebla un percorso sinuoso si incunea tra colline ricoperte
di cactus. quando la strada si spiana siamo ad Oaxaca, che in lontananza non è per nulla invitante.Anche il terminal dei Bus non promette nullla di buono
.Con un Taxi arriviamo all'hotel prescelto: Il Real di Antequera che si trova in un bell'edificio coloniale
in una via ai margini dello Zocalo. Siamo messi proprio bene, e appena usciti la città ci appare
subito accogliente, fresca ed ordinata con gli edifici del centro ben tenuti. Prima sosta al bar, per entrare nell'atmosfera giusta; ci beviamo le soolite birrette
con i soliti stuzzichini e con bambini che gironzolano tra i tavoli cercando di vendere di tutto senza però infastidire più di tanto.
La cena è in un locale tipico sulla piazza, dove dopo un bel margarita assagiamo il mole Oaxaqueno, una salsa a base
di cioccolato e peperoncino che per l'occasione condisce carne di pollo in un azzeccato abbinamento.
Proseguiamo la serata passeggiando per le affollate vie della città con sosta per la Tequila della staffa.
5° giorno - 28 febbraio
Vita da messicani ad Oaxaca da visitare:
Diario
La notte scorre tranquilla nella nostra cameretta di stampo coloniale . Usciamo di buon mattino e ci
fermiamo nel primo bar per la
colazione e poi andiamo nell'hotel ... dove c'è l'agenzia che organizza le visite di
Monte Alban fronte al mercado San Juan. La partenza è per le 10,45 così abbiamo una buona
oretta per gironzolare nel mercato coperto.Il van arriva con il solito orario messicano e
si parte: ci siamo noi tre, un tedesco di Salerno che parla toscano di nome Eugenio e madre
e figlia messicano-canadesi. Il posto è bello con una bella vista sulla valle; ci
separiamo dai nostri amici perchè abbiamo il tour dei poveri senza guida(basta e avanza
il dott). Al termine inizia a fare caldo ed il van per il rientro non si vede. Dopo un'ora
ecco che arriva e ci rifila per il ritorno la compagnia di un gruppo di americani
iperobesi da spolpare. Ed infatti eccoci in una fabbrica di ceramica con annessa mostra
vendita Mentre gli americani restano nella tela noi ed Eugenio beviamo birrette e mangiamo
ottima "nieve di Oaxaca", e trovo anche il gusto"leche quemada" rarissimo. Cercano anche
di rifilarci un pranzo con gli americani, ma gridiamo un po e ci riportano in centro.
Ormai Eugenio è dei nostri. Ha una pizzeria a Stoccarda e ogni tanto gira per il mondo.
Facciamo una merenda anticipata in un localino chic nel retro di una libreria; una
vecchietta ci prepara deliziose tortillas, enchilladas e quesadillas accompagnate da
aguacate e peperoncini piccanti , beviamo le solite Negra Modelo e si inizia a stare
un po meglio. Ritorniamo al mercato e dopo ore di trattative il Merlaccio aquista un
dipinto fallato con buco tipico su carta di legno. Si accorge del buco in ritardo e ci
tocca girare per un'ora tra i meandri del San Juan, per ritrovare l'ometto e farsi
sostituite il disegno. Sorge però il problema del trasporto del prezioso oggetto ed
allora dopo una riunione si decide per un tubo di scarico per il lavandino. Il problema
è ora quello di trovare un idraulico ma in poco tempo troviamo la via giusta e per pochi
spiccioli ci facciamo tagliare un pezzo di tubo della misura giusta, ed in più acquistiamo
una introvabile "Trampa per Coyote" regalo per il Camera. Il giro prosegue con la visita
del mercato nella periferia: è grandissimo e si può trovare di tutto. Il Dott ed Eugenio
mangiano qualche cavalletta fritta a sbafo "chapulines", comperiamo un coltello, il
"sal de gusano" da prendere col mescal per Bubu e frutta matura al peperoncino. Prendiamo
anche un sacchetto di habanero bianco fresco da portare a casa che però non resisterà
per il resto del viaggio. Rientriamo verso casa e ci fermiano in una torrefazione del
cacao per un assaggio di cioccolata. Stanchi, rientriamo in albergo per la doccia con
Eugenio che approfitta perchè ha lasciato la sua camera essendo in attesa di partire
nella notte per Mexico City. Passiamo la serata in un ristorante frequentato dai
giovani bene della città e gestito da un messicano che è stato diversi anni a Bologna.
Buonissimi i margarita e ottima la cena con cucina messicana tradizionale elaborata
per il gusto dei giovani. Trascorriamo il retso della serata passeggiando per le animate
vie del centro, dove bambinetti suonano e cantano per qualche pesos. Imbarcato il tedesco,
mandiamo a letto il Canto e beviamo due Tequilette prima di ritirarci.
6° giorno - 29 febbraio - Oaxaca
In proramma gita ai paesi vicino a Mitla con visita ad un albero antichissimo "el Tule" e a una distilleria di mescal
Diario
Per la colazione troviamo un posticino speciale nella zona pedonale con frittatine
biologiche e caffè di montagna: il posto è bello , c'è anche una esposizione di
"alebrijes" animali fantastici fatti con il legno di copal e dipinti a mano con colori
sgargianti, peccato per il servizio lentissimo. Con l'autobus andiamo al terminal di
seconda classe per il "totolero" di Mitla. Totolero è un termine onomatopeico per indicare
un pulman sgangherato che sobbalza e arriva a destinazione nel maggior tempo possibile.
Il nostro lo è di sicuro e con le sospensioni posteriori completamente andate ci
avventuriamo in una strada piena di buche colossali.sembra di essere in groppa ad
un cammello; il Merlaccio diventa l'attrazzione di un gruppo di ragazzine in gita
con le sue evoluzioni per evitare i contraccolpi e le varie smorfie e maledizioni
espresse in stretto dialetto di Bosio. Finalmente arriviamo a Mitla: il sito è carino
vicino ad una chiesetta e circondato da una staccionata di cactus. Comperiamo una
borsata di animaletti di legno colorati"alebrijes", e dopo un'ora di contrattazioni
il Dott ed il Merlaccio si prendono due splendide camicette mentre il Canto si
prende del "codo" ovvero pigna secca dalla simpatica vecchina. Ci fermiamo a mangiare
qualcosina ovvero le solite tortillas, quesadillas, guacamole e aguacate in un bel
portichetto lindo lindo e ci accorgiamo però che non c'è l'acqua corrente. Come
faranno' meglio non chiederselo. comunque il mangiare è buono e le birre fresche.
Saltiamo il giro di Mescal per il troppo caldo e ci incamminiamo per il ritorno.
sosta successiva a Tule dove c'è un albero larghissimo, monumento nazionale, e
all'ombra assaggiamo la "nieve" al Mescal. Ritorno con un bus decente e riposino
prima della uscita serale. Appena usciti iniziano i bisticci: il Canto vuole mangiare
la paella ed il Merlaccio si oppone fermamente. Finisce in parità andiamo dove vuole
il Canto ed il Merlaccio solo mangia la paella più cattiva del mondo, mentre la carne
alla tampiquena degli altri è buonissima. dopo cena per riportare la pace in famiglia
il Canto ci concede una sosta per una ottima "Don Julio" mentre lui se ne va a nanna.
7° giorno - 1 marzo Oaxaca - Puerto Escondido
Puerto Escondido è considerato tra i dieci migliori posti al mondo per la pratica del surf una occhiata: se piace ci fermiamo c'è un po di vita notturna casini ecc.
altrimenti ci spostiamo subito verso Puerto Angel
Pernottamento e ristoranti
Diario
Notte tempestosa nella nostra silenziosa cameretta , la paella ha
fatto effetto ed il merlaccio sembra l'ebreo errante. Al mattino
le penne sono bagnatissime e non si sa se riusciremo a partire.
Imbottiamo il malato di Imodium e Bimixin ed usciamo a fare colazione;
rientriamo e riusciamo a metter il nostro amico malpreso in un sedile
reclinabile lo copriamo bene e partiamo per Puerto Escondido.
Il viaggio è lunghissimo poche soste e tutte curve ma il merlaccio
che ha la tempra dei naviganti riesce a sopravvivere. Arriviamo
ed è già buio, troviamo subito il "Petit Hotel" raccomandato da
Eugenio e ci sistemiamo: il malato ha ancora qualche penna bagnata
e la pelle a macchie di leopardo, buon segno, ma preferisce restare
in camera. Il Dott ed il Canto si concedono una mangiata di pesce
compreso un delizioso Huachinango a la Veracruzana da Junto al Mar.
8° giorno - 2 marzo - Puerto Escondido
Diario
Dopo una notte di "ohi me mì ohi segnù" il Merlaccio si alza zampettando come un fringuello
in amore, è solo un po maculato. Dopo una colazione negativa in un posto raccomandato
dalle guide ci avviamo verso Playa Marinero dove siamo assunti come clienti da "El Negro"
proprietario di quattro tombones e di una palapa sulla spiaggia. Il Dott. che dopo il
training in altura si sente un atleta si fa un giretto a piedi fino al termine della
lunghissima spiaggia di Zicatela. con solo 10 pesos in tasca, perchè dicono che il posto
sia pericolosissimo. Al ritorno vaneggia di maratone da fare ma ha riportato ustioni di primo
grado al collo del piede e al basso stinco che lo segneranno per tutta la vita.Il mare è molto
bello e così giochiamo a sfidare le onde del Pacifico che a poco a poco riusciamo a domare
con molto divertimento. A detta del Dott. noto nuotatore da ginocchia, questo è uno dei più bei posti al mondo dove fare il bagno. Stanchi siamo rifocillati con sollecitudine dallo schiavetto del Negro che ci porta a getto continuo birrette e spremute di arance in grandi copponi. Per far contento il Negro siamo anche costretti ad ordinare il piatto più ricco di tutto il messico: La Parillada Gigante Platinum Plus servita su di un asse di portata di 1m x 1m con tanto di Coco Loco annesso ed aragosta. Tutto buonissimo finiamo la giornata con 5 kg in più e 1000 Pesos in meno che sono il reddito annuale di un Campesino. Vergogna! Per mettere la coscienza a posto comperiamo 5 pesos di semini di zucca da una vecchietta di passaggio. Dopo un altra cavalcata sulle onde e vista la condizione degli atleti ritorniamo in albergo per un po di refrigerio. distrutti dal mare dal sole e dai pesci optiamo per un'insalata di frutta serale e ci mettiamo a letto prima dei bambini.
9° giorno - 3 marzo - Puerto Escondido - Masunte
Diario
Nella notte il Merlaccio si volta e si rivolta nel
suo sudario, ma al mattino è in forma come gli altri (ci vuole poco) Ci spennelliamo di
creme e cremine per proteggerci dal sole visto che ormai abbiamo ustioni ovunque e dopo
una colazione buonissima a casa di un Tedesco sul Malecon andiamo alla fermata del bus
per Pochutla. Cerchiamo di prendere un bel bus ma l'autista ci guarda di storto e non si ferma e
così ci accontentiamo di un micro con autista tonto che sbaglia due o tre fermate e
quindi è sostituito da Pancho Villa, che subito alza la radio e guida da cattivo indossando
la divisa del rubacuori. Scendiamo al bivio per Mazunte e con un taxi che ci aspetta
arriviamo alla spiaggia. Ci infiliamo nella prima ombra disponibile in compagnia di
2 litri di succo d'arancia e ci abbandoniamo al dolce far niente. Facciamo il
bagno con onde cattivissime e sabbia abrasiva con il proponimento di almeno oggi
saltare il pranzo. Dura poco , non resistiamo ed ordiniamo tre tonni giganti pagati
ad un prezzo ridicolo con tanto di contorno di verdura e patate. Sazi facciamo una
passeggiata fino al centro della Tortuga dove facciamo una visita guidata dell'allevamento
delle testuggini di mare con tanto di audiovisivi. Sulla strada decidiamo di prendere il
primo mezzo che passa; ed ecco che arriva un collectivo diretto a Zipolite. Saliamo nel
cassone tra i mugugni del Canto. Scendiamo al capolinea, due passi e siamo sulla spiaggia.
La prima ombra a sinistra è la nostra, una palapa piccolina dove ci dissetiamo guardando
il bel panorama e qualche bella signorina con le pudenda al vento. Non ci sono molte
persone anche per il fatto che Zipolite è molto estesa. Lasciamo una bella mancia
alla signorina che ci ha serviti e ci avviamo per il ritorno sempre in collectivo
e con sempre più gente nel cassone. Serata finale da Junto al Mar con grande
huachinago e passeggiate sulla spiaggia.
10° giorno - 4 marzo - Puerto Escondido - Acapulco
Diario
Oggi si prevede giornata durissima con circa dodici ore di viaggio per raggiungere Acapulcoo
Si parte di buon mattino, una piccola sosta per il pranzo a base di paninetti e si arriva a destinazione
Siamo nella città dei Gringos, prenotiamo nel terminal una caamera aal Romano Palace, un grattacielo sul lungomare.
Pessima scelta, da lontano sembra tutto luccicante ma alll'interno inizia a cadere a pezzi.
Siamo in oordine di marcia per l'ora di cena, attraversiamo la strada ed eccoci, troviamo tra i tanti bar luccicanti un buco all'aperto
che sembra non valere due soldi, ed invece ci mangiamo un ottimo pesciolone ad un prezzo ragionavole.
La città non ci piace, troppi gringos maleducati.
11° giorno - 5 marzo - Acapulco
Diario
Stamattina tutti in giro in ordine sparso: il Merlaccio cerca di ravvivare il nero delle penne
mentre il Canto ed il Dott gironzolano nella città vecchia scoprendo con grande stupore che il Canto nonostante le diete e la vita da atleta è ancora la persona più pesante del viaggio. Lo certifica una modernissima
bilancia trovata in un supermercato che emette uno scontrino chhe non ammette repliche. Il Canto decide subito di
rinunciare il pranzo: il Dott per non contrariarlo si adegua mangiando qualche biscotto di nascosto.
Recuperiamo il Merlaccio nerissimo e verso le 16 rimangiamo tutti i nostri propositi e ci facciamo delle insalatone
giganti in un"100% Natural" una catena di ristoranti dove non si mangia male.
A stomaco pieno affrontiamo quindi il clou dellla serata: i tuffatori. Il posto è davvero speciale
una spettacolare rocca con stretta insenatura in cui si insinua il mare. I tuffatori sono molto giovani e tra di loro aanche
una bambina che si butta comunque con bello stile da una distanza comunque considerevole.
Lo spettacolo è bello e si gode da molto vicino con una bella illuminazione. Tutti contenti ritorniamo
nella città bassa a piedi e ci fermiamo a mangiare due pesciolini anonimi in una piazza dello zocalo.
Rientriamo in hotel ma al piano della piscina c'è una festa di ragazzotti gringos che non termina mai, anzi continua
nei corridoi del nostro piano tanto che dobbiamo uscire e minacciare dei dinoccolati lentigginosi che si dileguano velocemente.
12° giorno - 6 marzo - Acapulco - Taxco
Bella città a 260 km da Mexico City famosa per l'argento: adagiata sul fianco di una collina ha una atmosfera rilassante
Diario
Nervosissimi per la notte passata ci togliamo
di mezzo bisticciando con gli addetti alla sicurezza che vogliono controllare se
abbiamo pagato il conto. Via da questo labirinto di americani.
Saliamo sul nostro Estrella de Oro per Taxco una cittadina che ci incuriosisce .
Arriviamo dopo un viaggio di cinque orette in un terminal defilato che non dice molto,
non c'è nemmeno un taxi. Ma dove siamo capitati? Finalmente arriva un maggiolino,
carichiamo i bagagli, svoltiamo l'angolo e cambia la musica. La citta è fatta di
un dedalo di stradine che si arrampicano sul monte con pendenze che ridicolizzano
il Mortirolo. Il motore rimbomba che è un piacere nelle strette vie e non perde un colpo.
Una frizione delle nostre non resisterebbe a queste sollecitazioni
nemmeno per un giorno. Ed eccoci sulllo Zocalo che è un gioiellino, piccolo
ma attorniato dalla chiesa e da begli edifici coloniali tra cui il nostro alberghetto:
l'Hotel Agua Escondida, dove però dobbiamo accontentarci di una stanzetta della servitù
ai piani bassi con la promessa di un cambio per il giorno seguente.
Ci sistemiamo nel seminterrato e visto che ci troviamo bene non cambieremo.
L'hotel è molto bello ed è anche facile perdersi in quanto e formato da molte
case annessi con corridoi e ponticelli, c'è anche una piccola piscina ed uno
splendido bar terrazza che da sullo zocalo. Sentendo qualche languorino allo
stomaco scendiamo al mercato dove troviamo un ristorante carino dove mangiamo
bene e beviamo meglio. In questa città è bello far niente, perdersi nei vicoli,
osservare le case e prendere i taxi che sfrecciano tra le viuzze. Anche i bar non
sono malaccio e ci godiamo la brezza serale sorseggiando coktails. Ceniamo nello
stesso posto del pranzo ma c'è meno atmosfera perchè il mercato messo su più piani
è chiuso. Fine serata a sorseggiare comodamente seduti qualche coktails nel bar dell'albergo
13° giorno - 7 marzo - Taxco - Xocicalco - Cuernavaca - Taxco
Diario
Questa mattina rimaniamo intrappolati nella
colazione a buffet gigante preparata per la Domenica. ci sono un mucchio di cosette
tra cui molti piatti a base di carne e trippa, ma bisognerebbe avere uno stomaco da
elefante per approfittarne. Con un maggiolino scendiamo velocemente al terminal
dell'Estrella Blanca dove raccomandati dall'autista ci sediamo nei primi posti con
biglietto pagato direttamente al conducente. Ci scarica dopo meno di un'ora alla
Caseta del Cobro di Xocicalco, dove un taxi ci aspetta e ci porta al sito archeologico.
Il posto è bello, pochi turisti ed il percorso inizia con la visita di un bel museo,
quindi si va a piedi verso la collina dove c'è il sito vero e proprio, molto bello e ben
tenuto e si respira una bella atmosfera. Assistiamo anche ad una specie di processione
con canti e incensi di persone tutte vestite di bianco (esseni?). Per il ritorno ci
mettiamo sulla strada ed aspettiamo un taxi che in una mezzoretta arriva. Parlando
del più e del meno il ragazzo ci suggerisce una strada alternativa per Cuernavaca
e ci lascia ad un bivio sulla strada. Aspettiamo pochi minuti gustando una "nieve"
e siamo già sul bus che in meno di mezz'ora ci porta a Cuernavaca. Giriamo un po il
centro che non ci appassiona, sosta in un bar ed eccoci di ritorno con parternza dal
terminal della città. A Taxco si sta certamente meglio, rifiniamo le ultime commissioni
comperando argenti e set di salamandre di terracotta da muro. Aperitivo al bar più
famoso della piazza, dove pare sia stato inventato il Margarita, e poi cena in
un bel posticino che però non ci convince del tutto. Per consolarci finiamo la serata con un bel giro in
taxi fino al Cristo che domina la città e susseguente discesa a tutta velocita tra le strette stradine
del centro, meglio di un giro alle giostre. Finiamo nella rete dei soli coktails che aiutano il giusto
a prendere sonno.
14° giorno - 8 marzo - Taxco - Mexico City
Diario
Facciamo una colazione economica nell'Hotel, dopo che il Merlaccio mattiniero è
già uscito per le ultime commissioni: un servizio di salamandre di terracotta
da muro dipinte a mano. Con un maggiolino per l'ultima volta facciamo un
giro per il dedalo di viuzze della città fino al terminal dell'Estrella
Blanca dove per ultimi ci imbarchiamo su di un pulman della Futura .
Siamo fortunatissimi: ci assegnano una suite in fondo al bus con bagno ,
doccia e sedili completamente reclinabili, dove il Dott ed il Canto si
fanno una bella dormita. Per le 12 siamo al terminal del Sur dove spinti
dal virus del viaggiatore, lasciamo le maletas in un "guardaequipaje"
e prendiamo il tren Ligero per Xocimilco l'ultima riga da tirare. Ci vuole una
mezzoretta per arrivare poi sospinti da pedoni, ciclisti travestiti da procacciatori
si arriva all'imbarcadero. Per 400 pesos abbiamo una bella barchetta gialla, rossa,
e verde tutta per noi con manovratore compreso e ci inoltriamo per una oretta in un
labirinto di mangrovie. Ci svincoliamo a stento dagli abbordaggi dei mariachi che ci
vogliono regalare a suon di pesos struggenti canzoni e ritorniamo finalmente sani
e salvi al punto di partenza. Facciamo quattro passi nel mercato di Xocimilco e ci
fermiamo a mangiare in una taqueria i tipici "tacos al pastor". Tutto buonissimo,
il Canto guarda e non favella. Passiamo a riprendere i bagagli e quindi al nostro
punto di riferimento: l'Hotel Catedral dove ci concediamo una camera extra large
con "tres cama king size". Ultimo giro al mercato dove comperiamo una borsata di dvd falsissimi
mentre il Canto quatto quatto si infila in una farmacia (forse) ed esce con una compilation
di fiale di estratto di Ginseng da usare per le performance ciclistiche. Ceniamo bene al ristorante dell'albergo
con l'assistenza di camerieri premurosissimi.
15° giorno - 9 marzo - Mexico City
Diario
Ultima dormita in Messico; al risveglio decidiamo di fare colazione nel ristorante
dell'hotel con buon pane e ottime briosques. Alle 9,30 siamo già alla "ciutadela" :
un centro artesanal vicino al Metro Balderas. Non tutti i negozi sono aperti date
le abitudini messicane.C'è comunque parecchia scelta e compriamo gli ultimi regali.
Tra una cosa e l'altra ritorniamo in hotel alle 12,30, ci prepariamo(il check out
è per le 14,00) e lasciamo in custodia le "maletas" al portiere per fare l'ultimo
giro in città a Coyocan. La zona è bella con tanto verde e belle strade acciottolate
Mangiamo due cosette in un Sanborns ed in taxi ritorniamo al centro. Colti da un
improvviso raptus e con la disapprovazione del Cantoniere, prendiamo un maggiolino
e ci facciamo portare in una autoboutique alla affannosa ricerca delle mitiche "sirenitas"
clacson da toni stravaganti mai sentiti.Per 315 pesos con fattura portiamo a casa:
Di ritorno restiamo invischiati in un taxi a chiamata lussuosissimo e larghissimo per 110 pesos, che ci porta all'aereoporto facendoci fare l'ultimo giro nel mercato pestando qualche piede a destra e a manca. All'arrivo c'è già coda per l'imbarco con perquisizione minuziosa dei bagagli. Una doganiera mi chiede cosa ne facciamo delle sirenitas ma non pone obiezioni. Come al solito siamo al posto dei misci ovvero con vista ala ma ci siamo abituati e anzi ci infonde sicurezza. Partiamo in orario e dopo una bella cenetta cerchiamo di riposare.
16° giorno - 10 marzo - Mexico city - Milano
Diario
Solo il cantoniere riesce a dormire bene appoggiato al finestrino,
gli altri vivacchiano, tra film e bibite distribuite di continuo
con il sorriso sulle labbra. Dopo una piccola colazione atteriamo a Skhipol:
nevischia! L'atterraggio è perfetto, le pratiche doganali minime e siamo pronti
in un baleno per gironzolare tra i negozi dell'aereoporto. Facciamo gli ultimi acquisti
tra cui gli immancabili tulipani e trovate due belle poltroncine(quasi lettini)
anatomiche ci rilassiamo in attesa dell'ultimo imbarco.
Questa zona dell'aereoporto è quasi deserta si anima solo all'ultimo minuto per
una invasione di giapponesini diretti a Milano. arriviamo a Malpensa in orario
e ...sorpresa: c'è la neve, almeno quattro dita. Ci parcheggiano in mezzo alla
pista dove siamo prelevati da bus e scaricati allo scoperto in una zona vicino
all'ingresso bagagli. Più si viaggia più ci si accorge diessere messi male. Il
Merlaccio è l'unico (forse al mondo) a passeggiare nella neve con i sandali:
forse cerca di farsi congelare qualche dito per poi dire di essere stato
sull'Everest! L'addetto del parcheggio Sommese arriva con il furgone e ritroviamo
la nostra auto già accesa e calda. Ci mettiamo un bel po ad arrivare a casa anche
perchè le strade sono bruttine ed incappiamo in due treni di spartineve che ci rallentano
notevolmente. Il Cantoniere quarda in alto: nevica anche a Bosio ricominciano le
preoccupazioni.