il "Monte" va in pensione
e fa testamento......
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L'ultimo casellante.
Qualcuno ogni tanto si volta e ti guarda negli occhi.
Ma capita molto di rado. Ancor più di rado, abbozza magari un sorriso. Quelli che sorridono li conosci subito perché quando si fermano hanno già il finestrino abbassato, e fino in fondo. Se arrivano con il vetro chiuso, puoi stare sicuro che non sorridono, e di solito nemmeno dicono una parola. Non un buonasera, un grazie.
Ma si capisce: il casello è la meta di chilometri e chilometri di coda. Prima sotto un sole cattivo e beffardo, poi insieme al tramonto ancora infuocato. Da qualche gabbiotto sopraelevato la temperatura è soltanto un alone tremulo sopra l'asfalto, fra il metallo delle macchine: per loro invece è una guerra. Fa anche un po' pena, visto di qui, questo universo in autostrada che torna dal mare, la domenica sera. Un po' pena e un po' invidia, perché i turni di casellante non lo conoscono, la domenica. Anzi. E' il giorno dell'inferno, questo, con il braccio che dopo un po' comincia a fare male a forza di piegarsi avanti e indietro con gli scontrini d'ingresso, i soldi, il resto, le carte. Via uno avanti l'altro che a contarli, alla fine della giornata, viene il capogiro. Meno male che ogni tanto qualcuno arriva già il finestrino giù, sorride, saluta persino. Con il sollievo di chi i è appena lasciato il peggio alle spalle. E magari sa che invece a pochi chilometri di qui, avanti, la coda riprende all'imbocco della tangenziale. Poveretti. Però in fondo hanno passato la giornata al mare, loro. O chissà dove. Ogni tanto, di qualcuno che arriva è difficile immaginare che venga dal mare: ha un'aria grigia addosso. E' stanco. Ogni tanto ci si prova, a immaginare da dove vengono: ma è difficile, nel poco tempo che c'è a disposizione. Due che sembrano amanti clandestini. Cinque ragazzi stretti in una utilitaria, tutti con il broncio. Una famiglia con due bambine sedute composte dietro. Subito dopo un'altra, con uno piccolo che dorme disteso sul sedile accanto al suo seggiolino, le gambe raggomitolate e il ciuccio in bocca. Questa è la vita del casellante, le domeniche d'estate. Via uno, avanti l'altro. Perché loro, i turisti della domenica, arrivano. Stanchi e rabbiosi. Qualcuno ha proprio l'aria di essere arrabbiato con te, come se i chilometri di coda sulla via del ritorno fossero tutta colpa tua. Non ti guardano, ovviamente. Mugugnano qualcosa in cagnesco, il finestrino mezzo su mezzo giù. Mentre aspettano il resto continuano a parlare con gli altri passeggeri, come se tu non esistessi. Quando il vetro del finestrino cala davanti alla guardiola, prima di tutto ne esce quell'odore di umanità: ogni volta diverso. Umidiccio e denso se non hanno l'aria condizionata. Secco e algido quando dentro, lì, si sta molto meglio che fuori. Odore di giovani coppie, di nonne portate appresso perché non sapevano dove metterla, per quella domenica. Di fumo pesante, rimasto a lungo intrappolato nell'abitacolo, prima di aprire il finestrino. Dura un attimo, il tempo di pagare e incassare il resto e appena la sbarra si alza quell'odore, diverso ogni volta, se ne va via insieme alla macchina. Avanti il prossimo. Ogni macchina un piccolo mondo. Che domeniche strane, quelle al casello. La sbarra stanca di andare su e giù, che a un certo punto incomincia a cigolare: la senti, alle tue spalle. In fondo è l'unica, qui, con cui ci si capisce. Loro in macchina, come fanno a immaginarsele, queste domeniche al casello? Per loro, qui c'è solo un intoppo, una mano che esce per prendere il biglietto, dare il resto, alzare la sbarra pigiando un tasto.
Oggi nonostante l'avvento dell'aria condizionata, del telepass, delle partenze intelligenti, dei siti meteo, delle guide enogastronomiche, dei caselli senza casellante, dove basta buttare le monete dentro l'apposita macchinetta, evitare la coda al casello rimane una delle principali preoccupazioni di chi parte per un fine settimana. Spesso le auto in fila sono poche, ma c'è sempre un automobilista che scopre di non avere monetine e non trova la carta di credito. In quei momenti si rimpiange il casellante. E si constata che la coda non si è poi tanto sveltita………….. .
Il saluto di un casellante che lascia la società dopo trent'anni agli utenti di ieri e di oggi, e ai colleghi che rimangono.
GPM
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